domenica 19 novembre 2017

Woo! presenta laurent garnier

@Duel Beat - Napoli

A distanza di 9 anni torna a Napoli uno dei personaggi piu' influenti della storia della musica elettronica. LAURENT GARNIER
Nato nel 1966 a Boulogne Sur Seine nella Francia più oscura, il Nostro inizia già dalla prima adolescenza a ricamare suoni. Negli anni 80 è dj, prima a Londra, poi a Manchester, ma è nella decade successiva che riesce a evolvere sia come musicista puro, sia come animale da console. Con il passare del tempo, riesce a farsi conoscere nel giro che conta, fino a divenire uno dei più importanti disc jockey del mondo. Proprio la sua attività estroversa di Djing a Manchester (nel leggendario Haçienda club), durante la fine degli 80, influenzerà in maniera palese gruppi come Stone Roses e Happy Mondays, nel modo di miscelare ritmi rock con cadenze dance.
Agli inizi degli anni Novanta si sposta a Parigi e continua la sua attività al The Wake, sempre con una personalità impressionante.
Dopo questo apprendistato, utilissimo per la sua formazione, gli viene affidata la sezione dance della francese Fnac, dove vengono dati alle stampe i suoi primi lavori, insieme a quelli di gente come Ludovic Navarre, DJ Deep, Shazz. Da segnalare in questo periodo un piccolo Ep dal nome A Bout de Souffle.
L'esperienza, gestita insieme al suo socio Eric Morand, che dura dal '92 al '94, porta il duo a creare una nuova etichetta: F Communications. French-Touch is now active. Da subito la suddetta si distingue per un grandissimo lavoro di sdoganamento del suono francese in giro per i club del mondo. Ancora prima del baraccone neo-disco di gente come Daft Punk, Cassius e via discorrendo.
Nonostante Shot In The Dark sia il suo primo lavoro, la fermezza con cui riesce a creare il groove giusto è impressionante. Collisioni techno con un contorno di bleep ossessionanti ("Shot In The Dark"), uno schianto di rumore abrasivo e scorticante ("Geometric World"), il tributo allo storico locale "Rex" con un andamento vagamente house ("Rex Attitude"). È un esordio da maestro che sfata il mito per cui Garnier sarebbe solamente un ottimo dj, ma non un produttore di qualità. Lo stesso anno, il suo repertorio si arricchisce di un album transitorio: Mixmag Live!, Vol. 19. Nel frattempo si diverte a remixare mezza storia della musica elettronica e manda alle stampe Laboratoire Mix (1996). Green Velvet, Neil Landstrumm, Juan Atkins, Aux88, K Hand: sono solo alcuni dei nomi degli artisti "sfigurati" dalla sapiente mano di Laurent. Un pezzo essenziale della sua discografia ed uno dei migliori saggi della filosofia del mixing mai pubblicati.
Lo stesso anno l'etichetta Never pensa bene di pubblicare un best: Raw Works, che comprende un po' tutti i suoi primi classici. Da "Butterfly" a "Rex Attitude". Passando per "Orgasm", fino al cataclisma di "Aquarius". Nel '97 il Nostro rilascia 30, un album diverso, influenzato dalla marea di nuove tendenze che nel frattempo hanno preso piede nella scena elettronica. Incursioni trip-hop, dub offuscato, emulazioni eccellenti, sketch azzardati. Un'opera coraggiosa, apprezzabile nelle sue "intenzioni", ma al tempo stesso contraddittoria e caratterizzata da frequenti alti e bassi.
Anno ricco di uscite il '98. Ben due lavori. Le performance live come dee-jay di X-Mix-2: Destination Planet Dream (su !K7) e l'antologia dei suoi (primi) successi Early Works (su Arcade).
Da segnalare, in particolare, il remix di Carl Craig, ovvero: come spaccare in due la natura di un pezzo e renderlo ancora più soffocante.
L'anno dopo ('99) esce la stessa versione della raccolta con un solo cd, la selezione è praticamente la stessa, con l'aggiunta qua e là di qualche altro pezzo (splendida "Join Hands"). Qualunque sia la versione, rimane una raccolta essenziale.
Arriva il 2000. Nuovo millennio. E giunge anche il capolavoro assoluto di Garnier. L'album della maturità che doveva essere e non è stato 30. Poliedricità stilistica fuori da ogni steccato di genere.
Unreasonable Behaviour non è album. E' un miracolo. E' la colonna sonora delle notti del ventunesimo millennio.
Passano tre anni prima che la sua attività discografica riprenda a macinare suoni, quando nel 2004 esce Excess Luggage. Mastodontica raccolta di remix e collaborazioni varie distribuita su quattro cd, riassume in maniera calligrafica ogni più piccola particolarità del suo modo di trattare la musica.
Arriviamo al 2005, anno d'uscita di due nuovi lavori: un'altra raccolta di remix e, più importante, l'ultimo album di studio.
Life: Styles raccoglie recentissimi successi remixati da Garnier con la sapienza che ormai lo contraddistingue. Dal quadretto dance-pop di "The End" di John Carpenter fino all'ammaliante "I Get Lifted" di George McRae.
Il più recente lavoro in studio sulla lunga distanza si intitola invece The Cloud Making Machine. Il solito Garnier, se vogliamo. Un disco di alti e bassi, tra pezzi di classe inarrivabile e delusioni sorprendenti.
"The Cloud Making Machine Part 1" è una proto-ambient scabrosa e misteriosa, che emana rumore e misticismo: voci sfigurate sembrano lamentarsi, tastiere irriconoscibili ricamano disegni sinuosi nell'aria. "9.01-9.06" sembra Idm plasmata house, ci pare di sentire vagiti di dub, ma s'intromettono campionamenti di contrabbasso che sanno di jazz. Poliedrico. Se "Barbiturik Blues" ipotizza una musica aliena, da proporre in ambienti solitari, "Huis Cois" è un pezzo che non ha niente da proporre, con partiture di piano/chitarra veramente sciatte e banali, e con un cantato altrettanto trascurabile. "Act. 1 Minotaure Ex." è una suite molto ben costruita e inspirata, tra organi synth-etici, campionamenti di strumenti ad arco e spezzettamenti che sanno di sperimentazione.
"First Reaction (V2)" è una sorta di abstract-hip-hop, con andamento ambient e beat trascinante: tastierine microscopiche lasciano piccole note puntigliose, un tappeto sonoro evoca lo spazio e le stelle. La voce è molto potente e sciorina rime e parole dolorose. Il complesso è compiutezza allo stato puro. "Controlling The House Part 2" è molto sommessa e appartata. Il ritmo non prende il largo e il contorno non contribuisce a (ri)creare un'atmosfera contagiosa. Sottotono. "(I Wanna Be) Waiting for My Plane" è una electro-clash scabrosa e tirata. Un pezzo da concerto rock per amanti della techno.
Tirando le somme fino a questo punto, il disco non contiene veri e propri "capolavori". Detto fatto. Ecco "Jeux D'Enfants". Voci di bambini sono sovrastate e sfigurate da un mare di battiti sconclusionati, in un marasma percussionistico aleatorio e casuale. Ancora un organo dilatato sembra delineare i vicoli oscuri del pezzo, il suono si riduce e si espande, prolifera ed esplode. Il finale è pace, dopo uno scontro di milioni palline da flipper contro le parete della nostra mente. Un bimbo ci canta una filastrocca.
Conclude "The Cloud Making Machine Part 2", continuando il discorso iniziato dalla prima traccia, con l'aggiunta di un violino pungente e triturante.
Il percorso termina, la faccia bastarda dell'house si ripone e si nasconde. Il perfezionista dell'elettronica arriva alla fine del 2005 con una consapevolezza: la certezza di essere ormai uno dei personaggi-chiave della scena internazionale.
Durante lo svolgersi del 2006, vengono rilasciate altre due raccolte di differente valenza. La prima, intolata Kings Of Techno, e la seconda Retrospective.

Info

Via Scarfoglio Agnano (Na) (ex cinema Duel) 17:00

Costi

424677 utenti registrati

17093754 messaggi scambiati

17583 utenti online

28010 visitatori online