Nightguide intervista Francesco Sacco

Nightguide intervista Francesco Sacco


Francesco Sacco è uscito con La voce umana, il suo nuovo lavoro, lo scorso 29 Maggio: si tratta dell'album di esordio per il cantautore di Milano, ed è un esordio che unisce melodie, sperimentazione elettronica e cantautorato, seguendo le influenze di Bluvertigo e Franco Battiato. Il titolo del disco si riferisce all'opera teatrale di Jean Cocteau, le cui parole introducono questo disco e riassumono i temi principali: la ricerca di contatto, l'introspezione e la relazione. La voce umana è nato al Lido di Venezia, dove Francesco Sacco si era trasferito per tre mesi, ed è nato in breve tempo fra lo skyline di piazza San Marco e il silenzio della laguna.



Giochi con elettronica e sperimentazione, eppure il tuo lavoro si chiama La voce umana. A prescindere dalla citazione di Cocteau, non trovi affascinante questo cortocircuito?
Assolutamente sì, e ti dirò, è una cosa assolutamente voluta. Nonostante il rapporto uomo/macchina non sia fra i temi principali che tratto nel disco, sicuramente oggi il rapporto con la tecnologia è un elemento imprescindibile anche quando si parla di relazioni. Ogni aspetto della nostra vita è influenzato dalla presenza delle macchine, musica inclusa: in certi generi l'autotune ha completamente sostituito il cantato, e scegliere di dare un suono non umano alla voce per fare una cosa così intima come cantare una canzone è una cosa assolutamente affascinante, un cortocircuito come dici tu. Nel disco ho giocato molto su questa ambiguità: in alcuni brani la mia voce è pulita, in altri sommersa dall'effettistica.


Ogni traccia de La voce umana parla di relazioni, ognuna a modo suo: siamo usciti da un momento in cui le relazioni erano praticamente vietate, per la nostra stessa sicurezza. Siamo al secondo cortocircuito affascinante?
Questo invece è stato un imprevisto: l'uscita dei primi singoli e del disco a breve distanza era prevista per la primavera da molto prima che il mondo venisse travolto dalla pandemia. Ho riflettuto molto bene se uscire comunque o rimandare, sentivo che non poteva essere una scelta presa alla leggera. E il risultato è stato stupefacente: i messaggi più belli li ho ricevuti proprio in pieno lockdown, quando è uscita Berlino Est, fra l'altro con una cover che raffigura due mani che si sfiorano. Molte persone mi hanno scritto cose che vanno al di là del gusto, dicendo, al di là del bello o del brutto, che il disco era stato loro d'aiuto o di compagnia. Questa è la gratifica più bella che potessi aspettarmi.


So che hai fondato il collettivo Cult of magic con altri artisti: ci racconti di più di questa iniziativa, e si fonde anche con la tua musica?
Il collettivo Cult of Magic è nato qualche anno fa con le coreografe Samira Cogliandro e Giada Vailati, che nel frattempo è diventata mia moglie. L'idea era quella di avere una valvola di sfogo: quando ho iniziato a comporre musica per il teatro ho trovato un grandissimo spazio di libertà, un luogo in cui la sperimentazione è assolutamente incoraggiata. Questa cosa mi ha conquistato, perché nella musica spesso succede l'opposto, e ti trovi spesso a dover ridimensionare idee troppo complesse. Comporre per il collettivo è la mia free-zone: mentre nella mia produzione cantautorale cerco di seguire delle regole, che è anche il bello di usare un linguaggio codificato, in teatro sperimento suoni e linguaggi musicali nuovi, mi spingo in territori meno esplorati. Sono due aspetti assolutamente complementari del mio lavoro: credo che il teatro mi abbia reso in cantautore migliore, e viceversa.


In un momento in cui suonare dal vivo è oggettivamente difficile in che modo hai deciso di promuovere La voce umana? E visto che ci siamo ci racconti anche com'è andata la realizzazione del video per Berlino est?
Anche se per i locali e di conseguenza per i musicisti la situazione è ancora molto dura stiamo provando a ripartire: venerdì 31 luglio ho suonato per la prima volta il disco dal vivo alla Cascina Casottello (CIQ, Milano). Dopo mesi e mesi di promo esclusivamente online ero emozionatissimo: non vedevo l'ora di dare un volto a tutte le persone che mi hanno seguito e supportato online, di suonare davanti a delle persone fisiche..per un disco che parla di relazioni è abbastanza fondamentale! Il video di Berlino Est invece è stato girato lo scorso agosto a Milano: anche se era molto prima del lockdown, Milano d'estate è sempre deserta, desolata. Le uniche zone popolate erano le aree cani, quindi ho fatto di necessità virtù, e ho realizzato il video con un cast esclusivamente canino. L'idea era quella di trasporre il più possibile la sensazione di barriera, allontanandoci dalla metafora del muro di Berlino, che c'è nel testo, ma appunto, è solo una metafora.


Domanda collegata: appena tutto tornerà come prima dove vorresti suonare?
Sicuramente mi piacerebbe un grande palco: la magia della musica live è che è un rito collettivo, tante persone davanti ad un palco a fare la stessa cosa sprigionano un'energia davvero gigantesca. Ma mi sa che per questo dovremo aspettare ancora un po', quindi per ora mi godo la dimensione più intima della musica live. Sarà così anche l'evento di lancio del vinile, che presenterò il 26 settembre in un posto al quale sono particolarmente legato, la Triennale di Milano. Suonerò dal vivo tutto il disco con una formazione ridotta, parzialmente svestito dei suoi arrangiamenti più complessi. Sarà un live molto molto intimo, nudo.

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